In questo post svilupperemo alcune riflessioni a partire dagli interessantissimi dati riportati nell'articolo di Diodato et al., 2020 che abbiamo brevemente descritto su CM (link). Tali dati hanno suscitato in noi moltissima curiosità e ci hanno spinto ad alcuni confronti con altre serie storiche di cui ci sembra utile informare i lettori di CM.
In premessa è opportuno però segnalare una questione terminologica che
insorge quando si debbono rendere in italiano termini meteorologici
anglosassoni. Gli autori parlano di "storm" che avevamo inizialmente
tradotto con "tempesta", così come avevamo reso "storminess"
con "tempestosità". Ciò tuttavia non ci soddisfaceva fino in fondo per
cui abbiamo provato a verificare sul Glossary of meteorology dell’American
Meteorological Society (http://glossary.ametsoc.org/wiki/Storm) ove la voce
storm nella sua parte iniziale recita come segue: “Any disturbed state of
the atmosphere, especially as affecting the earth's surface, implying
inclement and possibly destructive weather”.
Ciò spingerebbe a tradurre storm con “perturbazione intensa o violenta”,
termine però che mal si presta poi a rendere il termine
“storminess”. Alla fine, per uscire dalla questione di lana caprina in cui
ci eravamo infilati abbiamo deciso di lasciare i termini in lingua inglese
(storm o storminess).
Sempre a livello di premessa segnaliamo di aver riflettuto anche su
altri due lavori di Diodato e Bellocchi e cioè:
classe | eventi | N. eventi |
---|---|---|
0 | normali o non registrati | 832 |
1 | storm | 83 |
2 | molto storm | 219 |
3 | fortemente storm | 65 |
4 | straordinariamente storm | 20 |
Totale 1-4 | 387 | |
Totale | 1219 |
Analisi dei dati
Qui di seguito analizziamo la serie ASSIS pubblicata, sia nella sua interezza che
suddivisa nei tre periodi climatici che la compongono: MWP (periodo caldo
medievale), LIA (piccola era glaciale), MP (periodo moderno) e,
successivamente, in relazione alla figura dell'Appendice B degli
autori e al nostro commento (link) sui
raggi cosmici galattici (GCR).
Dato che usiamo la serie originale a passo variabile, non potremo
ottenere nè lo spettro wavelet nè la funzione di cross-correlazione con AMV
perché entrambe richiedono il passo costante o almeno lo stesso passo.
In figura 1 mostriamo la serie originale, con l'identificazione dei tre
periodi climatici, e il suo spettro Lomb.
Fig.1: I dati osservati (serie ASSIS originale) e il loro spettro. La riga rossa del quadro superiore è un filtro passa basso su 15 punti (NB: non su 15 anni!). |
Si nota che gli eventi estremi più forti e più frequenti si osservano tra la
fine del MWP e la parte centrale della LIA (o PEG) e che il periodo caldo
moderno (MP, dal 1850 in poi) è caratterizzato da una ripresa, in numero e
intensità, degli eventi estremi che si posizionano su 4 eventi per anno con
due estremi a 5 e 6 eventi per anno. La ripresa segue una brusca diminuzione
a 1 e 2 eventi per anno avvenuta alla fine della LIA.
Nel suo complesso, la figura 1 ci dice che lungo il bacino del Po gli
eventi più estremi si sono avuti di preferenza nei periodi più freddi.
Gli autori notano una diminuzione degli eventi estremi durante il minimo di Maunder (1645-1717) ma anche un forte aumento durante il minimo di Spörer (1490-1550). Noi possiamo aggiungere una diminuzione (meno precisa per via dei dati poco numerosi) poco prima del minimo di Oort (1010-1050). Forse questo fatto (sia aumenti che diminuzioni degli eventi in corrispondenza dei minimi solari) indica una relazione non troppo forte con le variazioni dell'irraggiamento solare (TSI), anche se gli autori (e anche la nostra analisi lo conferma) indicano un massimo spettrale di periodo 11 anni, tipico del ciclo delle macchie solari (ciclo di Schwabe).
Tra gli altri massimi spettrali, ne abbiamo individuato uno a 272 anni (gli autori scrivono a ~300 anni) e due a 480 e a 102-111 anni che potrebbero corrispondere ai due cicli solari (senza nome) di 506 e 104 anni. A 1120 anni osserviamo il massimo di maggiore potenza, che potrebbe rappresentare il ciclo solare di Eddy (1000 anni): tale interpretazione tuttavia ma che dev'essere vista con prudenza dato che questo periodo si trova al limite temporale della serie.
Tra i massimi di più alta frequenza, osserviamo quelli a 3.6-7.1 anni, tipici di ENSO; quello a 11 anni già visto e quello a 18.6 anni. Quest'ultimo merita un minimo di attenzione: è il ciclo nodale della Luna (18.6 anni) e lo troviamo nello spettro di SRI (Summer Rain Index) delle piogge in Argentina (Agosta, 2014) e nello spettro delle piogge di 15 bacini fluviali in Inghilterra e Galles (su CM e anche nel sito di supporto di questo post). Sembra essere quindi una "firma" lunare posta sulle precipitazioni di due emisferi e su un ampio intervallo temporale, anche se per una conferma saranno necessarie ulteriori verifiche.
Gli autori usano lo spettro wavelet dei dati, a passo costante e filtrati
su 15 anni (filtro gaussiano), mentre noi usiamo la serie originale; per
poter ottenere qualcosa di simile ad una evoluzione temporale dei massimi
spettrali abbiamo calcolato lo spettro nei tre periodi climatici MWP, LIA,
MP. In figura 2 mostriamo la serie completa, con i fit lineari parziali
da cui sono state calcolate le serie detrended richieste dallo spettro
Lomb.
Fig.2: Dati e spettro Lomb dei tre periodi climatici (800-1249), (1250-1849), (1850-2018). Da notare che gli spettri sono stati calcolati su numeri molto diversi di dati, il che può condurre a notevole incertezza in periodo e potenza dei massimi. |
Confronto con AMO, NAO, GCR
Diodato et al. 2020 confrontano la serie ASSIS (in questo caso filtrata su
una finestra di 30 anni) con la serie AMV (Atlantic Multidecadal Variation,
Wang et al., 2017) tramite la funzione di cross-correlazione (CCF, Appendice
B) che mostra quasi dappertutto una correlazione negativa (le piogge
crescono quando AMV diminuisce) con un minimo di -0.4 quando le due serie
sono spostate (lagged) di circa +60 anni. Questo suggerisce un ciclo di
oscillazione di alcuni decenni, come succede alle SST del nord Atlantico.
Nel nostro commento precedente avevavo suggerito un confronto con la
serie dei raggi cosmici galattici (GCR) che agirebbero come generatori di
nuclei di condensazione per formare le nubi, nel senso che -assai
schematicamente- quando l'attività magnetica solare è più elevata, i GCR sono
deviati maggiormente e raggiungono la Terra in misura inferiore e allora piove
di meno.
Queste considerazioni portano a una serie di confronti tra ASIS e
Fig.3: Confronto tra ASSIS (punti blu e scala di destra) e AMO (linea nera). La linea rossa è una media mobile con finestra 5 anni di AMO. |
Fig.4: Confronto tra ASSIS (punti blu e scala di destra) e NAO invernale (DJFM, Hurrel station based, linea nera). La linea rossa è una media mobile con finestra 5 anni di NAO. |
Fig.5: Confronto tra ASSIS (punti blu e scala di destra) e le osservazioni al NM di Oulu (linea nera). La linea rossa è un filtro passa-basso con finestra 2 anni dei dati osservati. |
Fig.6: Confronto tra ASSIS (punti blu e scala di destra) e ricostruzione dei GCR (linea nera). La linea rossa è un filtro passa-basso con finestra 20 anni del modello. |
Conclusioni
L’articolo di Diodato et al., 2020 è un articolo molto interessante, che
merita di essere letto e che è in grado di suscitare molteplici riflessioni
su vari aspetti del suo contenuto, ed in tal senso obbedisce perfettamente
allo scopo per cui vengono scritti gli articoli scientifici.
Pensiamo che le ciclicità presenti nella serie storica nei fenomeni estremi
presentata in Diodato et al., 2020 siano la conseguenza di fluttuazioni
nelle forzanti astronomiche esterne e nella circolazione atmosferica e oceanica.
L’analisi periodale complessiva e quella dei tre sottoperiodi (800-1249),
(1250-1849), (1850-2018) mette in luce il persistente peso della variabilità
naturale nella ciclicità della storminess, peso che si mantiene nei tre
sottoperiodi indagati. Al riguardo si coglie il peso della ciclicità solare
e di Enso mentre non siamo stati in grado di evidenziare legami con AMO
(che ricordiamo essere fra i principali determinanti delle ciclicità nelle
temperature europee). Infine una debole relazione si è colta con NAO e GCR
osservati.
Bibliografia
Tutti i dati e i grafici sono disponibili nel sito di supporto |