Devo dire che non sono troppo convinto nell'affrontare questo argomento
perché non conosco bene le dinamiche della situazione covid-19.
Sono anche
sicuro di non avere intenti critici nei confronti della gestione della
pandemia da parte delle autorità competenti e so con certezza che, se
abbiamo autorità che gestiscono la salute, dobbiamo seguire le loro
indicazioni. La critica verrà (se è il caso) successivamente, a bocce
ferme.
A titolo personale, sono un soggetto a rischio e seguo pedissequamente le regole (sono anche in pensione e posso permettermi di farlo). Esco di casa la mattina alle 6 per la mia passeggiata di qualche chilometro (non per il virus, l'ho sempre fatto); rientro alle 7 ed esco solo in caso di spesa. Non avrei intenzione di contagiarmi e attendo speranzoso il vaccino.
Qui mi propongo di mostrare, non solo l'andamento dei contagi e la
possibilità (credo concreta) che l'Italia stia uscendo dalla seconda ondata,
ma anche che l'uso del principio di precauzione ("verrà applicata la massima
precauzione" ci è stato detto e ripetuto) sembra non rispondere ai criteri
di economicità che ho descritto nel Sono scettico. Sì ma perché?
scaricabile dalla barra destra di CM (l'esempio estremo che avevo fatto
allora era
che, in base al principio di precauzione, non posso uccidere due persone per
evitare che mio figlio possa [forse] ferirsi ad un dito).
A partire da
queste considerazioni, vorrei discutere l'uso del principio di precauzione
applicato nello stesso modo (senza economicità) nella gestione
dell'inesistente cambiamento climatico causato dall'uomo.
Per cercare di capire qual'è la situazione covid, uso i dati disponibili nel sito a worldometer relativi all'Italia, agli Stati Uniti e al Regno Unito come esempi di massima precauzione, nessuna precauzione ed entrambi i livelli di precauzione in periodi diversi. Successivamente ho aggiunto altre tre nazioni "cattive": Svezia, Brasile, Iran.
Sono consapevole che il Belgio (per il quale non conosco il livello di precauzione adottato) ha una situazione peggiore di tutte quelle elencate, ma non sono interessato ad una classifica buoni-cattivi, solo al confronto uso-non uso del principio di precauzione.
Sulla "nessuna precauzione" negli USA, l'ampia autonomia di cui godono
gli Stati e i governatori rendono questo aspetto piuttosto variegato e
l'affermazione troppo netta, ma essenzialmente mi riferisco al martellamento
giornalistico costante, prima delle elezioni americane, sul fatto che le
autorità americane non avessero, appunto, nessuna precauzione e che i
loro contagi e decessi avessero raggiunto limiti estremi.
Fig.1: Una versione aggiornata di questa figura è disponibile nel sito di supporto. In alto: casi di covid-19 in Italia dal 1.o giugno al 7 dicembre 2020. La riga bordeaux è un filtro passa-basso di finestra 7 giorni e la riga verde è una gaussiana. La riga tratteggiata è il numero massimo di casi della prima ondata (21 marzo 2020, pari a 6554). Le scritte esterne, a destra e il riquadro bordato di marrone sono discussi net testo. Le date in rosso sono puramente indicative e, verso la fine di novembre, sbagliate di 4-5 giorni. In basso: spettro della serie, con il riquadro giallo che mostra un ingrandimento della prima parte. sono indicati dalle frecce rosse alcuni periodi caratteristici (o che lo sono stati nel corso dell'analisi) espressi in settimane (w=settimane). |
La parte superiore della figura mostra scritte in alto a destra, esterne, che elencano il numero di abitanti delle tre nazioni prese in considerazione e i rapporti tra il numero di abitanti in USA, Gran Bretagna e Italia; poi anche un riquadro a sinistra che presenta il numero complessivo, nelle tre nazioni, di decessi per covid-19. Si legge, rispettivamente, 290443, 61434 e 60606, numeri che si traducono in 760, 915, 1000 decessi per milione di abitanti. I valori complessivi per UK e Italia diventano, tramite il rapporto a destra nel grafico, 301 mila e 327 mila, entrambi superiori al numero dei decessi americani. Proprio oggi ho ascoltato al telegiornale (8 dicembre 2020, tg2 delle 20:30) la notizia che l'Italia è il primo paese al mondo per numero di decessi, seguita dalla Spagna.
Dal confronto deduco che l'uso del principio di precauzione non ha cambiato in modo significativo la situazione dei contagi covid-19, anzi sembra proprio che ci si trovi peggio che in altri stati "meno virtuosi" o supposti tali. A "conforto" di questa affermazione anche i dati della poco popolosa (e poco virtuosa, hanno detto) Svezia: 10.2 milioni di abitanti; USA/S=37.5; 7156 decessi al 6/12/2020, con circa 268 mila decessi complessivi (700 per milione), numero, normalizzato alla popolazione, nettamente inferiore agli altri tre. Se la notizia del tg2 è vera (un veloce passaggio dai giornali on-line non ha dato esiti), non ci sono situazioni peggiori di quella italiana con cui confrontarsi.
Si è detto che la non discesa
dei contagi è stata colpa del "liberi tutti" nelle feste di Natale: in
realtà il discostamento dei contagi dalla gaussiana, fino ad allora seguita
con precisione, è iniziato attorno al 2 dicembre, come si vede nella figura
successiva, ben prima del periodo di forte affollamento per gli acquisti
natalizi.
Fig.2:
Ingrandimento di una versione di figura 1 aggiornata al 13 gennaio 2021.
L'inizio del discostamento dalla gaussiana (linea verde) della media su
sette giorni (linea rossa) è indicato dalla barra bicolore. L'intervallo di
tempo è sottolineato dalle frecce.
Dal basso della mia ignoranza in materia, l'ipotesi che propongo è che
la terza ondata e/o l'arrivo della variante inglese del virus abbiano provocato
gli aumenti di contagi, quasi indipendentemente dagli affollamenti, che
certamente hanno avuto la loro parte nella vicenda.
Il clima
E vengo al clima: il principio di precauzione, di massima precauzione,
viene usato nel contrasto (assunto come possibile, anzi sicuramente
attuabile, ma mai dimostrato)
al cambiamento climatico -sempre e solo provocato dalle attività umane- senza
prima aver analizzato il vantaggio economico dell'azione e basandosi sulla
supposizione di una minaccia assolutamente senza uguali (quella climatica è
una minaccia identica alla perdita di vite umane nel caso del covid-19) che
deve essere evitata, costi quel che costi.
C'è qualcosa che dimostri che l'uso del principio di precauzione possa dare, nel caso climatico, risultati migliori di quelli sanitari? Io credo di no e, in ogni caso, è necessario che qualcuno DIMOSTRI PRIMA DELL'APPLICAZIONE il miglioramento dovuto all'uso di questo principio. Ma il risultato finale sarà (come nel caso del covid) una perdita di capacità economica e di ricchezza, che dovrà essere sostenuta con i soldi (quali?) dei contribuenti, con, in cambio, nessun miglioramento della situazione climatica dovuto al "contrasto al clima", proprio come non si è visto nessun miglioramento nel numero dei decessi rispetto agli altri paesi.
Dati, grafico e tabella aggiornati, nel sito di supporto |