Per cercare di capire quale è stata la situazione covid tra la fine della
prima ondata e l'inizio delle vaccinazioni, uso i dati disponibili
nel sito worldometer, in particolare uso il grafico dal titolo
Total Deaths (color arancio) relativo a Italia, Regno Unito, Stati Uniti,
Brasile, Iran, anche in questo caso usati come esempi di massima, poca e
nessuna precauzione. Bisogna dire che la poca precauzione del Regno Unito si
riferisce all'iniziale disinteresse per la protezione, in attesa di
raggiungere naturalmente l'immunità di gregge, v. ad esempio questo articolo, prima di marzo-aprile 2020, seguita da
una maggiore precauzione nel periodo che ci interessa più direttamente.
Ancora una volta sono interessato solo ai vantaggi o meno dell'uso del
principio di precauzione nella gestione della pandemia e al confronto con il
suo uso nelle vicende climatiche e non alla gestione stessa, della quale so
davvero poco.
Per sgomberare il campo da equivoci, sono vaccinato con entrambe le dosi (la 2.a il 2 maggio 2021) e possiedo un green pass cartaceo (nessuno mi ha inviato un codice per scaricare la versione elettronica), anche se non ho capito perché non posso usare il certificato vaccinale presente nel mio fse (fascicolo sanitario elettronico) e devo usare un altro orpello burocratico (certo, non tutti hanno il fse, ma chi ce l'ha...).
Nel post
precedente avevo fissato l'attenzione sul numero di contagi e sui
decessi, considerati solo ad alcune (poche) date e con l'aggravante di non aver
salvato la storia, l'evoluzione nel tempo, di questi decessi.
Qui cerco di rimediare all'errore e considero soltanto i decessi totali
(cumulati) dal 1° giugno 2020 (in Italia, l'uscita dalla prima ondata pandemica
che ha preceduto il libera tutti della scorsa estate) al 17 marzo
2021
(quando, per fortuna, le operazioni vaccinali in USA e Regno Unito
rendevano più difficile il confronto con le altre nazioni), in Italia quasi
al centro
della terza ondata di contagi, o, se si preferisce, del "rimbalzo" della
seconda.
Vedremo meglio queste ondate pandemiche nelle figure successive. Per ora
osserviamo i valori dei decessi totali, scaricati manualmente dal sito
worldometer.info per il quale noto due aspetti (marginali?):
Fig.1: In alto: morti totali cumulate, dal 1.6.2020 al 17.3.2021, scalate alla popolazione italiana (60.3 milioni). In basso: morti cumulate disponibili nel dataset, senza alcuna scalatura, solo con il dimezzamento dei dati americani che altrimenti avrebbero modificato troppo la scala verticale del grafico. |
Nella figura 2 è riportata la "storia" dei decessi cumulati, per milione di
abitanti, l'equivalente completo dei valori indicati nel riquadro della
figura nel post precedente. Complessivamente non molto diverso dalla figura
1, mostra un leggero miglioramento della situazione italiana rispetto a
quella britannica ma, ancora una volta, gli stati che NON hanno seguito il
principio di precauzione si sono comportati meglio. In particolare, gli
Stati Uniti, in questa classifica, sono stati costantemente migliori
dell'Italia.
Fig.2: morti totali, scalate alla popolazione dei singoli stati (morti per milione). Il numero degli abitanti di ogni stato è riportato nel grafico. |
La figura 3 mostra il numero di decessi giornalieri, calcolato come
differenza all'indietro (backward; cioè il primo valore è la
differenza tra il secondo dato e il primo; il secondo valore è la differenza
tra il terzo dato e il secondo, e così via) delle morti cumulate, i valori
letti dai grafici worldometer.info. Come per la figura 1, anche qui sono
riportati i valori assoluti (in basso) e i valori per milione e come
si era verificato, nell'altro post, per i contagi, i decessi seguono una
fluttuazione settimanale che appare particolarmente ampia per il Regno
Unito, durante quello che per noi è stato il rimbalzo della seconda ondata.
In Italia le fluttuazioni sono più ampie durante la seconda fase. Gli Stati
Uniti seguono la Gran Bretagna nel periodo della seconda ondata mentre
l'Iran mostra una seconda fase (senza rimbalzo) leggermente precedente
quella italiana e una serie in cui le fluttuazioni settimanali sono appena
percepibili. L'Italia e il Brasile crescono nuovamente dopo il 270esimo
giorno (25.2.21). Da notare che il Brasile è l'unico a non presentare la
seconda fase, solo una crescita quasi costante dei decessi dopo il 6
novembre 2020, preceduta da una discesa da inizio serie a circa la fine di
ottobre. Stati Uniti ed Iran mostrano una specie di debole "pre-seconda-fase"
centrata attorno al 20 luglio 2020, non visibile nelle altre serie.
Fig.3: in alto: morti giornalieri per milione di abitanti dei singoli stati. in basso: valori assoluti dei decessi giornalieri (differenza tra il valore del giorno successivo e il valore del giorno precedente). |
Per quanto riguarda lo spettro delle cinque serie, sono confermati anche per i decessi i massimi spettrali dei contagi (l'altro post) a 7 e 3.5 giorni. Si nota una somiglianza tra USA e Brasile e, più vaga, tra Italia e Regno Unito; per tutte le nazioni sono presenti i picchi a 30 e 60 giorni; solo l'Iran ha un massimo a circa 115 giorni e solo gli USA a circa 165 giorni (3.8 e 5.5 mesi circa, rispettivamente); il Regno Unito mostra il periodo più lungo a 85 giorni (~2.8 mesi) e il Brasile a 105 giorni (~3.6 mesi), mentre l'Italia ha un debole massimo a 130 giorni (~4.3 mesi).
Conclusioni
L'aspetto che mi interessa sottolineare è che
l'applicazione acritica (senza almeno la previsione di un guadagno, non solo
economico) del principio di precauzione, allo stesso modo in cui viene
applicato nella conclamata (ma falsa) emergenza climatica, non porta ad alcun
vantaggio ma, nel caso climatico, ad un prevedibile sconvolgimento del nostro
sistema economico e sociale che per di più si vorrebbe sostenuto proprio dalle
classi (sociali e di età) che più soffriranno per i cambiamenti (vedere le
marce per il clima).
Dopo la pubblicazione è stato
aggiunta la Svezia (vedere il sito di supporto).
Tutti i dati e i grafici sono disponibili nel sito di supporto (linee su fondo verde chiaro indicate come CM190) |